Cente

La contrada di Cente, provenendo da Tolmezzo, è sita all’ingresso del paese.
Contrada storica del Palio das Cjarogiules, sul suo vessillo presenta la chiesa di San Giacomo, oggi sconsacrata, di cui abbiamo esistenza già nel 1602 in occasione della visita del Canonico di Cividale Augustino Bruno, per conto del Patriarca di Aquileia, Francesco Barbaro. Augusto Bruno nei giorni 1, 2 e 4 ottobre visitò le quattro Chiese di Paluzza rilevando meticolosamente ogni particolare. I verbali delle visite, redatti dal suo Cancelliere in latino, costituiscono oggi documenti storici importanti per la conoscenza della nostre antiche chiese e quanto di esse rimane dopo i vari ampliamenti e rimaneggiamenti avuti nel tempo. 

Martedì 4 ottobre 1602.

“…Questa chiesa è edificata nello stesso luogo della villa di Paluzza chiamato Centa.

Fu trovata con le pareti abbastanza solide intonacate all’esterno, imbiancate internamente, con la porta ben chiudibile e una finestra con vetrata dalla quale riceve luce conveniente. Ha un pavimento di legno decente ed è lunga quattro passi, larga tre ed altrettanto alta. Ha una rustica vasca per l’acqua benedetta. Il tetto è di tavolette di legno vetuste e logore. Ha un porticato di legno nuovo sotto il quale furono trovate delle tavole per restaurare il tetto della chiesa. Ha una campanella posta in un piccolo campanile nell’apice del frontespizio. L’altare è di pietra con gradini e sgabello di legno, senza cancelli, con un’icona dorata e dipinta in cui, tra le altre immagini, c’è quella di San Giacomo Apostolo.

Davanti l’altare pende una rustica lampada di rame e fu riferito che viene accesa ogni sera. Fu riferito pure che questa chiesa è antichissima e che l’anniversario della sua consacrazione viene celebrato ogni anno nel mese di luglio  nella Festa di San Giacomo.

Anche l’altare e la campana sono consacrati ma non esiste la bolla relativa. Inoltre venne riferito che in detta chiesa si celebra nella festività di San Giacomo e di San Filippo e nelle singole feste degli Apostoli  e che la Messa viene celebrata dal Preposito e dal Cappellano. Fu asserito che la Chiesa è di pertinenza del comune di Paluzza i cui uomini hanno cura dell’illuminazione e del culto stesso. Non ha sacrestia e paramenti si conservano in un armadio; possiede poche suppellettili delle quali fu fatto l’inventario. Ha pochissimi redditi (circa lire quaranta) che non basterebbero se gli uomini non facessero elemosina. Fu detto, inoltre, che l’altare fu fatto dipingere a fine anno con i soldi applicati dal Rev. Do Preposito sul quartese e sulle settimine che si distribuivano in pane per i defunti. Infine fu detto che la campana suona la salutazione angelica mattina e sera. La chiesa non ha cimitero né sepolture.”

 

Tratto dal libro “Storie delle nostre chiese”